di Andrea Balìa
Viviamo in qualcosa che dovrebbe somigliare, almeno nelle
intenzioni, ad una democrazia. Ragion
per cui il cosiddetto diritto di parola è privilegio, regola o come dir si
voglia, a cui possono in teoria accedere
tutti. Altresì regole e/o principi della costituzione, frutto di tristi esperienze
storiche e conseguenti conquiste della resistenza che ne hanno determinato il
superamento, come l’antifascismo, dovrebbero essere applicate magari con maggior
puntualità e determinazione. L’epoca che attraversiamo è però connotata dall’esplosione
dei fenomeni mediatici, per cui un giornalismo assetato e d’assalto, i talkshow,
i social network, l’opportunismo preelettorale e chi più ne ha ne metta, determinano
un vociare inconsulto.
E’di questi giorni il can can dovuto ai gravi episodi del
ritrovamento della ragazza uccisa, legato
al nigeriano frequentatore delle sue ultime ore di vita, e a quello incredibile
e susseguente della sparatoria con feriti gravi di persone di colore attuato e rivendicato
da un folle assieme alla sua fede fascista e al suo passato di candidato nelle
liste leghiste. Il leader leghista Matteo Salvini è stato preso di mira
(perfino da Saviano…stranamente dimentico di frasi errate ed esempi negativi
dovuti alla diffusione mediatica di sue opere) come fomentatore d’odio razziale.
Purtroppo s’è accennato ad un controllo antifascista poco efficiente che porta
a doverci sorbire dichiarazioni oscene al limite della decenza e della sopportazione
come quelle di uno dei leader della destra xenofoba, razzista e antimeridionale.
Che le faccia..visto che non si riesce a chiudergli la bocca..ma che siano frutto
di ”motu proprio”. Mi spiego meglio : basterebbe non chiedergli opinioni, non intervistarlo,
non ospitarlo nei talk show…e le sue esternazioni resterebbero ugualmente
fastidiose, pericolose ed inopportune, ma senza il suffragio dell’onda e dell’amplificazione mediatica. Dica..parli..ma lo faccia con i suoi
mezzi. Utopia? Forse..in parte..ma un esempio significativo in tal senso lo ha dato
ed applicato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Salvini doveva venire a
Napoli a far mostra del suo verbo e delle
sue insane idee..orbene il sindaco s’è con fermezza rifiutato di concedere un luogo
istituzionale al ciarliero padano. Che venisse…in quell’ottica di pseudo diritto
alla parola..ma lo facesse e s’organizzasse da solo…si scegliesse un luogo non ”ufficiale”
della città dove blaterare senza il
suffragio d’amplificazione istituzionale.
Così è andata e l’obiettivo strumentale che s’era proposto ne è risultato fortemente compromesso.
Un po’ di fermezza ed arguzia non guasta per rendere almeno meno
insopportabili parole ed atteggiamenti non in linea con un sano e decente dibattito
politico.
Andrea Balìa
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